"Ad Augusta Per Angusta" è il primo risultato
concreto di queste nozze miste tra generi diversi. Un disco che reputo
interessantissimo soprattutto dal punto di vista antropologico, dal momento che
permette agli ascoltatori di avvicinarsi a una tradizione di nicchia, poco
diffusa e, quindi, tutta da scoprire. Banale, ma doveroso e da tenere a mente,
«canti popolari tramandati oralmente» è un concetto che si lega inevitabilmente
a una ripetitività di fondo nelle melodie e nelle strutture dei singoli brani
per esigenze strettamente legate al bisogno di trasmetterle ai posteri e far sì
che sopravvivessero: era necessario, in altre parole, creare linee vocali
semplici che non andassero perdute col passare degli anni.
Il brano di apertura "Seran" presenta, difatti,
ben poche variazioni, mentre già con il successivo "Señor Platero"
gli animi si modificano e movimentano, soprattutto grazie alla parte strumentale,
in cui figurano suoni acustici, elettrici e anche percussioni. In "La
Culebra" troviamo perfino una spruzzata di sonorità elettroniche, mentre
la voce cresce in corpo e volume; "La Deshonra" è un concentrato di
dolcezza e malinconia che si abbracciano e uniscono: troveremo intenzioni e
sensazioni analoghe anche in "Romance De Santa Elena".
"Molinero - Vengo De Moler", "La Niña De
La Arena" e "Rondón Del Enamorado Y La Muerte" sono
probabilmente le tracce più belle dell'album: movimentate e ritmate le prime
due, in cui chitarre flamenco e suoni amplificati si sovrappongono senza
disturbarsi le une con gli altri; apoteosi e picco più alto del folklore
trattato in tutto il disco la terza, in cui fa la sua comparsa anche una voce
maschile di accompagnamento. Se in "Ronda De Mayo" le sequenze di
accordi si fanno più allegre, nella successiva "Charro Del Labrador"
i suoni amplificati della chitarra elettrica si ritagliano un angolino da
protagonista, con plettrate e accordi inequivocabilmente contaminati dal black
metal. Il disco si chiude infine con "Veneno", che potrebbe
tranquillamente passare per una tipica ballata hard rock, così come il nostro
viaggio alla scoperta di canti da non dimenticare.
Esperimento ben riuscito per gli Aegri Somnia: mi auguro
che riescano a tenere viva la tradizione del folk della loro terra con
continuità e passione.
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